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Ho smesso di chiudere un occhio sull’etica della mia ricerca

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Questa è la storia di un giovane ricercatore americano che durante un viaggio di lavoro ha ucciso un uccello, causandogli un forte disaggio emotivo. Tanto da riconsiderare tutto il suo percorso professinale.

Durante un viaggio di ricerca, il capo del progetto e il suo dottorando erano seduti sotto un albero, mentre osservavano degli uccelli catturati per la loro ricerca. Per paura che l’uccello fuggisse, lo teneva stretto tra le mani mentre l’uccello lottava per liberarsi. Ad un certo punto si rese conto che l’uccello non lottava più perchè era morto. 

Il ragazzo racconta che non è un ornitologo, ma solo un dottorando di ricerca, cioè uno studente che studia biologia del suolo. Prima di intraprendere il dottorato di ricerca aveva studiato gli uccelli e per questo a volte, aiutava un amica ricercatrice come un divertente cambio di rotta, o fuga dalla routin del solito lavoro di scavatore dei terreni agricoli. 

Quest’anno, tuttavia, l’esperienza della morte dell’uccello lo ha fatto riflettere tanto da farlo entrare in crisi. Non è raro che gli animali muoiano quando i biologi li catturano – e alcuni scienziati lo considerano un costo inevitabile per fare ricerca. Tuttavia la consapevolezza di aver ucciso un essere vivente lo tormentava. 

Una volta rientrato all’università e al proprio lavoro di tesi, il ragazzo si rese conto che sulla coscienza non aveva solo l’uccisione di un uccello, ma molto di più. Catturando regolarmente un gran numero di invertebrati del suolo, quali acari, scarafaggi e altre creature si rese conto che solo in un estate aveva ucciso più di 10.000 creature.

Man mano che il tempo passava e mentre ordinava e classificava centinaia di fiale di invertebrati morti, il conflitto interiore iniziava a pesare sempre più.

Prima della scuola di specializzazione, era un ragazzo che cercava di fare una visa sana, dedicandosi a camminate o ad andare in bicicletta. Acquistava solo cibo da fonti locali e biologiche. Ma una volta iniziata la scuola di specializzazione, il tempo e il denaro sono divenute delle risorse sempre più povere, tanto da rilassarsi sempre più sulle proprie scelte consumistiche.

Per esempio le banane di allevamento convenzionale spedite a migliaia di chilometri nel Vermont sono spesso l’opzione snack più semplice ed economica, anche se mangiarle mentre fa ricerca sull’agricoltura sostenibile gli sembra una scelta enormemente ipocrita.

Lo studente di dottorato sostiene, che la ricerca scientifica può fare davvero la differenza nel mondo. Tuttavia, la vita di uno scienziato ha dei compromessi etici spesso difficili da evitare. I ricercatori devono essere consapevoli delle dimensioni etiche del proprio lavoro.

Sono interessanti gli spunti di osservazione di questo ricercatore che afferma di aver intrapreso questa linea di ricerca proprio perchè crede profondamente nella conservazione ambientale, ma si rende conto solo ora della difficoltà dei compromessi fatti tra fare ricerca e il rispetto dei propri valori.

Nei diversi percosi di formazione, da quando si è bambini fino a quando si diventa adulti e si iniziano i vari percorsi di specializzazzione, spesso è difficile trovare momenti di riflessione.

Ci si concentra sempre più sul percorso professionale, sullo studio, sulla tecnica – se la ricerca è nuova, innovativa, di interesse – ma si lascia poco tempo e spazio emotivo per capire se quello che si fa ha delle conseguenze negative.

Così dopo questa attenta riflessione, lo studente di dottorato in questione ha preso coscienza che cercherà di farsi più domande, sui metodi di lavoro se sono veramente necessari e di riflettere attentamente per ridurre al minimo i danni e i rischi.

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Maggiori informazioni: By Eva Kinnebrew, 12.12.2019 Science

 

 

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